giovedì 2 marzo 2017

Paesi lucani. 40. Nova Siri nel 1860 (Carlo Achillea)

Tra i paesi dell’area basso-ionica basilicatese, Bollita fu certamente il più coinvolto nella rivoluzione del 1860, soprattutto grazie alla cultura politica di Pietro Antonio Battifarano .
Nato nel dicembre del 1827 dal “dottore fisico” Antonio e da Porzia Stigliano, e medico di professione, egli era stato attivo nel processo risorgimentale sin dagli anni ’40, difatti, già nel 1848 manifestò forti sentimenti liberali, prontamente placati dalla gendarmeria borbonica, la quale lo incluse fra gli attendibili politici; nel ’57 invece, fece parte di quella associazione segreta filorepubblicana, fondata dal rotondellese Giambattista Laguardia e, scoperto, fu accusato di cospirazione, ma riuscì a sfuggire alla cattura rendendosi latitante; nell’agosto del 1860, invece, fu l’organizzatore e il capo del drappello rivoluzionario novasirese, il quale fu inglobato nella VI colonna delle forze insurrezionali lucane che operò al comando di Aquilante Persiani .
Gli insorgenti che risposero all’appello del Battifarano furono una ventina : il milite della guardia nazionale Enrico Carelli ; il civile Giambattista Carelli ; il “guardiano nazionale” Egidio Dragonetti , nato verso il 1820 da Vincenzo, che nel ’48 aderì alla Vendita carbonara costituitasi sotto la denominazione di Giovane Italia, fondata dal rotondellese Giambattista Laguardia, la cui partecipazione gli valse l’accusa di cospirazione ed associazione illecita, annullata soltanto nell’aprile del 1850, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia; il militante della guardia nazionale Filippo Gizzi , figlio di Vito Nicola; il milite della guardia nazionale Francesco Gizzi ; il “guardiano nazionale Giacinto Gregorio ; il militante della guardia nazionale Vincenzo Labanca ; il popolano Tommaso Melazzo ; il civile Francesco Montagna ; il proprietario terriero Giuseppe Muscetta ; il “possidente” Luigi Muscetta ; il proprietario terriero e milite della guardia nazionale Vincenzo Oriolo ; il sacerdote Giuseppe Palazzo , nato nel febbraio 1810 da Filippo, che nel ’48, con i fratelli Domenico e Francesco Antonio, sostenne la Giovane Italia, la cui adesione gli valse l’accusa di «cospirazione mercé associazione illecita costituente setta denominata Giovane Italia per oggetto di distruggere il legittimo Governo», revocata soltanto nell’ottobre del 1851, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia; il contadino Fedele Panevino ; il dott. Nicola Santarcangelo , nato nell’aprile del 1821 da Lucantonio, che nel ’48 aderì alla Giovane Italia, la cui partecipazione gli valse l’accusa di cospirazione ed associazione illecita, annullata il 29 ottobre del 1851, anche se venne incluso tra gli attendibili politici, rimpatriato a Nova Siri dopo essere stato tradotto a Potenza, e sottoposto a sorveglianza di polizia; il “massaro di campo” Carlo Rocco Stigliano , nato verso il 1821 da Carlo, che nel ’48 sostenne la Giovane Italia, la cui adesione gli valse l’accusa di «cospirazione mercé associazione illecita costituente setta denominata Giovane Italia per oggetto di distruggere il legittimo Governo», revovata nell’aprile del 1850, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia; il “guardiano nazionale” Giovanni Stigliano ; il “possidente” Vincenzo Stigliano , nato verso il 1828 da Giambattista e da Maria Antonia Laguardia, che nel ’48 aderì alla Giovane Italia, la cui partecipazione gli valse l’accusa di cospirazione ed associazione illecita, annullata il 29 ottobre del 1851, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia; il proprietario terriero Vincenzo Stigliano , figlio di Luca Antonio, coinvolto anche lui nei fatti accaduti a Nova Siri nel 1848, cosa che gli causò una condanna, revocata nell’agosto del ’50, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia, ma tornato in piena libertà, riprese l’attività cospirativa e, sospettato di militare nel movimento filorepubblicano organizzato dal Laguardia, venne coinvolto in nuovo processo per «cospirazione e diffusione di scritti proibiti», conclusosi con un provvedimento di archiviazione il 29 gennaio del 1858; l’artigiano (sarto) Vincenzo Timpone , nato verso il 1823 da Antonio, che nel ’48 sostenne la Giovane Italia, la cui adesione gli valse l’accusa di «cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato mercè installazione di Setta illecita con vincolo di segreto intitolata Giovane Italia», annullata dopo breve tempo, anche se venne incluso tra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia; il milite della guardia nazionale Giovanni Tirelli ; il “guardiano nazionale” Antonio Vitale .
Sempre nell’agosto del 1860, precisamente il giorno 27, anche a Nova Siri Vincenzo De Leo istituì la giunta insurrezionale, che fu composta dal già citato Nicola Santarcangelo, da Antonio Oriolo e da Peppino Stigliano . Appena insediatasi, la locale giunta si occupò dell’ordine pubblico, della raccolta di danaro e beni materiali e alimentari per l’insurrezione (il borghese Carlo Spanò offrì 18 ducati) , dell’epurazione degli amministratori fedeli al regime borbonico (il primo ad essere destituito fu il cancelliere Pietrantonio Toscano, che nel 1848 aveva sostituito Giuseppe De Lorenzo, sotto processo per l’appartenenza alla Giovane Italia, il quale riottenne la carica precedente, essendo «degno di ogni elogio per la fede patriottica ed attaccamento al regime») .
A settembre invece, con la presa di Napoli e lo scioglimento della Brigata Lucana, gli insorgenti novasiresi preferirono non arruolarsi nella Brigata Basilicata e, pertanto, seguire Garibaldi sul Volturno (l’unica eccezione fu rappresentata dal Battifarano, che può quindi essere considerato un vero e proprio stacanovista della rivoluzione del 1860) . Nonostante ciò, non mancarono i riconoscimenti verso coloro che avevano offerto un contributo concreto alla causa insurrezionale, fra i quali la lettera di elogio firmata Pietro Lacava, giunta al Comune di Nova Siri dal Sottogoverno del distretto di Lagonegro, in data 30 settembre: «Sono informato che in cotesto municipio domina lo spirito di libertà per cura e diligenza di molti benemeriti cittadini, vedendosi la Guardia Nazionale solerte, ed una legione di fanciulli anche, armata di schioppi di canna, il che dimostra la profusione di nobili sentimenti de’ loro genitori e degli altri elogevoli cittadini. Quindi renda ella ed a tutti, i miei elogi di che son meritevoli, ed insinui loro in mio nome la continuazione di caldi e sinceri sensi, che fan lode alla nostra Lucania» .
“Lo spirito di libertà per cura e diligenza” dei cittadini novasiresi, naturalmente, si protrasse fino al Plebiscito: il 21 ottobre la maggioranza degli aventi diritto votò per l’annessione allo Stato sabaudo, e dopo lo spoglio, ci fu una gran festa con musiche e fuochi d’artificio a spese del Comune. Non si registrarono, inoltre, manifestazioni reazionarie, testimonianza ulteriore, questa, di un entusiasmo patriottico generale presente a Nova Siri .

BIBLIOGRAFIA: 
N. CIRIGLIANO, Nova Siri. Storia e folklore, Torino, Tipografia Sosso di Bilardello, 1990.


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